Lavoro Pubblico e Privato?

Un articolo di Massimo Bolla

Quante volte avete sentito dire da chi lavora nel privato, che i dipendenti pubblici non fanno un c…? E quante volte avete sentito dire dai dipendenti o funzionari pubblici, che i privati sono degli avidi evasori?

Dove stia la verità non lo so, sicuramente avidi e fancazzisti sono equamente distribuiti in tutte le categorie professionali, ma dal mio punto di vista di imprenditore credo di aver qualcosa di utile da dire.

Intanto sottolineo il termine imprenditore, da non confondere con gestore d’azienda, attività che ho svolto per lungo tempo e che non mi interessa più portare avanti per i motivi che in articoli precedenti ho spiegato (se il reddito dipende dalla tua presenza in azienda non hai un business, ma un posto di lavoro).

Chi fa l’imprenditore nel settore privato, deve rispondere, sempre e comunque, ai soci ed ai finanziatori della sua impresa, qualunque essa sia. Questo significa che le dimensioni dell’azienda ed il numero dei dipendenti non determinano quanto questo imprenditore sia bravo. I soci guardano i risultati a bilancio, soprattutto in termini di cash flow, e quindi gli sprechi non sono ammessi.

Nel pubblico le cosa sono un po’ diverse (o almeno lo sono state per lungo tempo). Più la struttura è grande, più il “capo” della struttura è importante e ben visto. I soldi pubblici sono quindi spesi per assumere un sacco di gente per varia finalità, tanto, almeno in passato, poi pagava la povera gente con le tasse. Oggi le logiche neoliberiste stanno cambiando anche questi settori, addirittura dimenticandosi che un servizio, in quanto pubblico, non deve essere guidato da logiche private, ma qui entriamo in un ginepraio. La verità è che se non ci fosse avidità, tutto funzionerebbe bene perché nessuno avrebbe interesse ad approfittarsi di qualcosa che riconosce come di tutti (e non per succhiare a tutti).

In un mondo in cui il servizio pubblico quindi è un sistema che non rischia niente e che vive sulle spalle delle classi povere e medie (se pensate che i ricchi veri paghino le tasse come dovrebbero, siete dei poveri illusi) che passano metà della loro vita a lavorare per le tasse, cosa pensate che di buono possa uscirne? Cosa pensate che insegni la scuola? A come star bene e come diventare ricchi? No, a fare i bravi bambini, imparare una professione e fare lo schiavo a vita.

 

Ma tutti fanno così!

Che tutti facciano così fa parte delle dicerie utilizzate per far abboccare gli allocchi (che sono la maggioranza). Pubblico o privato il dipendente passa la vita a far ricco qualcun altro, ed in cambio riceve una retribuzione, anche alta, ma che gli imporrà di lavorare fino a 70 anni.

Dovreste aver visto ultimamente cosa voglia dire manipolazione mentale. L’uomo ha bisogno di sicurezza e di appartenenza, e quindi basta spaventarlo e fargli credere che, non rispettando certe regole, sarebbe escluso dal gruppo in cui sta così bene, per fargli fare ogni cosa, anche la più orrida. Tutte cose già studiate da decenni. Prendi una persona e digli che può morire per una malattia grave e lui ti dedicherà tutta la sua attenzione. Poi gli dici che il 90% delle persone prende una certa medicina e che il 10% di reietti sarà messo ai margino della società. Scacco matto.

Ovviamente questo è solo l’inizio perché classificando le persone in buone e cattive, pro questo o no quello, pubbliche o private, Milano o Inter, con una buona conoscenza della psicologia delle folle le manipoli, fai fare loro ciò che vuoi e ti ubbidiranno alla grande.

Ma a me non interessa lo scontro di folle, io ragione semplicemente sul come ottenere il mio benessere senza invischiarmi (ove mi mi si tiri dentro per la giacchetta) in conflitti sterili. So perfettamente che su ogni questione le persone sono manipolate per dividerle e farle combattere tra loro mentre qualcun altro approfitta della distrazione per fare i suoi sporchi affari, ma proprio perché lo so evito di giocare quella partita sporca.

 

Le tasse sono troppo alte

E’ vero, e le pagano sempre gli stessi: i poveri e le classi medie.

Andando un po’ a studiare i sistemi fiscali del passato scopriamo che le tasse non sono una “invenzione” così antica, o almeno non lo sono così come le conosciamo oggi, ovvero estese a tutti. Solo dal 1913, per esempio, in America tutti devono pagare le tasse, ma il bello è conoscere come siano riusciti a convincere un popolo che le tasse le odiava, a far mettere in Costituzione la loro legittimità ed utilità.

Semplice, hanno messo di mezzo Robin Hood.

La propaganda ha fatto si che i poveri odiassero gli imperi dei super ricchi e che quindi ritenessero corretto fare una legge per tassare tutti progressivamente. I ricchi pagano tanto, i poveri poco. Ma sapete cosa è successo? Che ai poveri le tasse sono costantemente aumentate, come in Italia ben sappiamo, ed i ricchi hanno capito subito come eluderle a norma di legge.

Certo, è una questione di conoscenza delle leggi della finanza, leggi che, in teoria, possono essere studiate da tutti per far sì che si eviti di finire in schiavitù a vita. I ricchi hanno le risorse per trovare soluzioni ed evitano di lavorare per produrre un reddito super tassato. Tutti gli altri… beh, lo sapete.

 

Discorsi inutili

Quindi i discorsi tra “poveri” privati e “poveri” ricchi lasciano il tempo che trovano. L’unica cosa che ti interessa sapere è che se vuoi uscire da un sistema che ti impone di lavorare come un mulo per avere una vita nel segno dell’incertezza e della paura, è ora che ti metti a pensare a come produrre ricchezza che sia  in grado di mantenerti per lungo tempo, generando automaticamente cassa.

Non è né una cosa facile, né una cosa rapida, ma prima cominci a studiare la tua strategia per uscire da questo sistema malato, prima diventerai un vero uomo dotato di diritti.

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